Quanto costa a una comunità tenere tanti locali inutilizzati? Qual è il costo sociale ed economico della mancata valorizzazione delle energie, delle competenze e delle idee innovative presenti sul territorio?
Il difficile momento di transizione che la nostra società sta attraversando non ci deve lasciare passivi e sottomessi dinanzi ad una crisi che possiamo fronteggiare sì, se siamo in grado di modificare il nostro sguardo sulla città e rivedere i modelli economici cui siamo stati abituati.
Per questo con Esperimenti Architettonici abbiamo deciso di lanciare una sfida pubblica, occupandoci di una grande risorsa inespressa e dimenticata: i sottani inutilizzati del centro storico di Altamura. Una rete di spazi che appartiene ad usi del passato ma che si presta benissimo ad accogliere nuove forme di imprenditorialità e nuove modalità di fruizione che guardino al futuro. Come agire? Da dove partire? Quel che è certo è che non ci sono soluzioni precostituite e molte energie vanno convogliate verso la ricerca e la sperimentazione. Noi abbiamo iniziato nel 2012 a confrontarci con la definizione di strategie di rigenerazione urbana appropriate al nostro contesto di appartenenza.
L’idea di #SottaninRete nasce in continuità con il lavoro svolto nel corso dell’Experience Lab – organizzato nel 2013 dentro il cantiere del Teatro Mercadante, oggi luogo riattivato dopo più di vent’anni di oblio – al termine del quale furono formulate alcune proposte da elaborare per la città di Altamura. L’attività s’inseriva in Reactivicity. Old spaces / New uses, la prima edizione di un Laboratorio dal Basso itinerante – finanziato dalla Regione Puglia – costituito da seminari, azioni e workshop gratuiti in varie città sul tema del riuso creativo degli spazi inutilizzati. Il progetto è nato grazie ad una sinergia attivatasi a scala regionale tra un network di soggetti attivi, composto di associazioni e startups.
Il brainstorming e le esplorazioni urbane effettuate portarono l’attenzione su questa serie di spazi inutilizzati sui quali abbiamo voluto interrogarci, coinvolgendo la cittadinanza, per immaginarne un nuovo destino, funzionale alla rigenerazione del centro storico. A distanza di un anno l’ARTI – Agenzia Regionale per la Tecnologia e l’Innovazione approva e riconferma la proposta di portare avanti le attività e così il progetto giunge alla sua seconda edizione intitolata Reactivicity Reloaded, all’interno del quale si sviluppa #SottaninRete.
Le condizioni spesso fatiscenti dei sottani ci pongono davanti a sfide progettuali di particolare interesse. Abbiamo inteso approcciare tali questioni partendo dall’idea che la riattivazione temporanea fosse la strada più adeguata per innescare il processo. Per questo abbiamo deciso di organizzare nella prima tappa un laboratorio di auto-costruzione per dotarci di un kit di riattivazione polifunzionale e trasportabile. Il laboratorio, condotto da Marco Terranova – Progetto naCa, ha visto la partecipazione di più di 20 ragazzi che in meno di due giorni hanno collaborato per dotarsi, e dotare la comunità, di uno strumento fisico con cui poter passare all’azione sul campo. Il kit, realizzato in legno, si compone in questa prima versione di tre elementi di dimensioni via via sempre più ridotte: l’elemento principale è un tavolo, che all’occorrenza si trasforma in carrello o espositore; a questo si aggancia un box, un “marsupio” per contenere oggetti ma che può anche essere rimosso ed essere utilizzato come supporto. Il terzo elemento è una seduta portatile, un piccolo guscio facilmente replicabile con il quale immaginiamo di poter colonizzare lo spazio pubblico dei claustri. Accanto al laboratorio di auto-costruzione è stato organizzato un workshop di co-design insieme a Marco Lampugnani – Snark Space Making e Domenico Di Siena – UrbanoHumano, con i quali sono state delineate le strategie per la costruzione di una community attiva e sono state formulate due proposte all’interno di due sottani. Una proposta riguarda l’attivazione di uno spazio di co-living per la promozione della cultura agro-alimentare e agro-ambientale, mentre la seconda proposta si incentra sull’attivazione di un laboratorio/co-working incentrato sulla cultura della terra cruda e sulle sue molteplici applicazioni artigianali e nel settore edile.
“Un catalizzatore è una sostanza che accresce la rapidità di una reazione chimica senza subire cambiamenti nel corso del processo. Le reazioni catalitiche sono fondamentali nella chimica della vita. I catalizzatori più comuni e più efficienti sono gli enzimi, componenti cellulari indispensabili per attivare processi metabolici vitali”.
[Fritjof Capra, La rete della vita, 1997]
C’è un termine che può aiutarci a comprendere il nostro ruolo all’interno di questo progetto, ed è quello di enzimi urbani, in grado di catalizzare le energie creative latenti sul territorio e attivano dinamiche di coinvolgimento e collaborazione, tese a stabilire nuove connessioni tra luoghi e persone.
Un elemento fondamentale per orientare tale processo, è fornire strumenti che abilitino le comunità. Uno strumento che abbiamo utilizzato fin da subito è quello della mappatura collaborativa attraverso la piattaforma web www.pophub.it (progetto vincitore del bando Smart Cities and Social Innovation del MIUR). La mappa interattiva registra ad oggi più di cento segnalazioni relative a spazi e/o edifici inutilizzati ad Altamura. Un secondo strumento che stiamo provvedendo a definire, in partnership con l’ass. Il Cuore di Altamura, è il Manifesto di #Sottaninrete, accompagnato da un regolamento, che ci aiuterà in primis a promuovere il valore dell’iniziativa e a poter definire ruoli, doveri e responsabilità dei soggetti attivi nel processo di riattivazione. Speriamo che il documento, una volta redatto, possa essere accolto e reso operativo dall’amministrazione comunale. Sarà un modo per sperimentare le capacità adattive di questi spazi e reinventarne l’immaginario, contribuendo ad attivare un nuovo processo metabolico nel cuore della città.
Come ci è capitato di ribadire recentemente nell’ambito del New Generations Festival, uno degli aspetti determinanti su cui puntare per il futuro sarà quello di creare le condizioni abilitanti affinché possano nascere nuove progettualità in seno alle comunità di cittadini attivi. La sfida è intercettare una committenza che è sempre più diffusa, creando insieme nuove opportunità latenti nei territori.
Grazie all’adozione del kit stiamo iniziando a costruire una community di riattivatori e soggetti attivi, creando le condizioni affinché emerga un valore sociale inespresso e si inneschi un processo virtuoso sia per i privati sia per la pubblica amministrazione. Tutti i partecipanti sono autori del kit, attualmente disponibile sotto licenza Creative Commons; in seguito saranno disponibili gratuitamente anche i disegni del kit affinché sia facilmente riproducibile e pertanto innescare una dinamica virale.
È un processo lento che ci vede portare a galla istanze raccolte nel 2012 con il progetto Altamura Domani. Indagine per una città migliore, quando abbiamo distribuito dei questionari cartacei nelle scuole (e uno in versione digitale sul web) per comprendere e intercettare il sentiment del territorio, a partire da giovani e giovanissimi, i cittadini del futuro; ed ecco che le richieste di rivalutare antichi mestieri e tradizioni costituiscono oggi il perno del prossimo progetto su cui ci stiamo concentrando: StaffettArtigiana. Tra memoria e mestieri. Si tratta di uno dei cinque progetti vincitori del bando pubblico Rigeneraltamura, indetto dal Comune di Altamura con l’intento di selezionare proposte progettuali innovative per la rigenerazione urbana del centro storico attraverso la promozione di pratiche partecipative con la cittadinanza. Oltre all’indagine sugli spazi da riattivare, ci occuperemo in maniera complementare delle storie, dei saperi, dei mestieri che animavano tali luoghi. Insieme a Urban Experience apriremo un cantiere di auto-narrazione della comunità artigiana, attuando una staffetta con le generazioni più giovani legate alle tecnologie digitali. I frammenti di storie confluiranno all’interno di una mappa interattiva che costituirà il primo archivio digitale pubblico e open-source della città.
I risvolti futuri che intravediamo per questi spazi sono molteplici. Possiamo parlare di una possibile staffetta tra i mestieri artigiani del passato, che vanno progressivamente scomparendo, e l’attuale cultura dei makers, i cosiddetti “artigiani digitali”, così come possiamo immaginare che i sottani possano trasformarsi in “cantine collaborative”. Secondo queste o altre ipotesi di ri-funzionalizzazione, resta il fatto che essi possano svolgere un ruolo di coesione sociale per i cittadini e possano offrire nuove occasioni per i progettisti.
Saverio Massaro | Presidente di Esperimenti Architettonici
Bio
Esperimenti Architettonici dal 2011 si costituisce come un network di studenti, ricercatori e progettisti sparsi sul territorio nazionale, aggregatosi a partire dalla promozione dell’evento “Tre Giorni di Architettura” tenutosi ad Altamura. Si configura come una piattaforma collaborativa che agisce tra web e territorio per la promozione di strategie di rigenerazione urbana e valorizzazione territoriale incentrate sul coinvolgimento attivo dei cittadini. Il gruppo prosegue le proprie attività di ricerca e sperimentazione collaborando attivamente con importanti istituzioni (INARCH, INBAR, Università di Bari/Matera/Roma/Firenze, ecc.) e associazioni (Urban Experience, Stati Generali dell’Innovazione, ecc.) a livello regionale e nazionale. Si costituisce ufficialmente come associazione di promozione sociale no-profit nel 2014 e consta a partire dal 2015 di un comitato scientifico costituito dai tre soci onorari: Marco Terranova, Marco Lampugnani e Domenico Di Siena.
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