Le iniziative d’inclusione urbana portate avanti negli ultimi mesi dal gruppo di Sardarch nel quartiere di Santa Teresa a Pirri, mi hanno portato a conoscere Manu Invisible, giovane e affermato talento artistico sardo impegnato attivamente nel rione come insegnante nei laboratori del centro di aggregazione Exmè.
La cifra che contraddistingue quest’artista è l’incessante ricerca di un’interazione con gli spazi e le persone da cui le sue opere sono informate, che conferisce un valore aggiunto alle aree in-between reinterpretate come opportunità di espressione della comunità che le abita. La forza dei suoi interventi sta proprio nell’attribuire agli spazi la dignità di luoghi, superando la visione dell’infrastruttura e della periferia come residuo interstiziale privo di qualità.
La commistione e la multiformità dell’espressione artistica, che passa attraverso mezzi, formati e temi estremamente diversi tra loro, è portata avanti senza una linearità prestabilita; tromp-l’oeil, light painting, ritratti, anamorfosi e sculture raccontano un mondo volto al superamento della superficie, sia essa una tela, un soffitto, un prospetto o un frammento urbano. “La mia arte è poliedrica, non è mio interesse concentrarmi sullo stesso genere di opere per un determinato periodo, creo senza etichettare ciò che faccio”. I riferimenti ad artisti contemporanei e del passato sono sempre presenti, ma l’influenza predominante è costituita dalle esperienze di vita.
ll percorso artistico di Manu Invisible ha avuto inizio nei non-luoghi e nelle periferie della Sardegna e si è poi esteso ad altri contesti urbani, nazionali ed internazionali; recentemente ha realizzato murali in collaborazione con altri street artist e ha esposto in ambienti dal forte carattere sperimentale, tra cui la galleria Neurotitan presso l’Haus Schwarzenberg di Berlino.
La genesi dei soggetti rappresentati, che racchiude al suo interno innumerevoli livelli semantici, fa riferimento a precise realtà spaziali e sociali, e si traduce in interfaccia di dialogo tra la dimensione fisica dell’urbs e quella relazionale della civitas dei contesti in cui opera.
Quando progetto didattico, artistico ed educativo si fondono assieme il risultato è determinato da una complessa trama di relazioni, che si rafforza con la presa di coscienza della comunità nel divenire parte attiva di un processo di costruzione della propria identità in relazione alla città, attraverso il linguaggio artistico.
L’interazione tra arte e dimensione urbana a Santa Teresa sta trovando nel tempo la sua dimensione ideale nei laboratori di pittura, nei quali Manu Invisible persegue l’obiettivo di integrare alle tecniche di disegno e di muralismo la disciplina e l’educazione, dalle quali non si può prescindere; “non si è più nella strada”, dice l’artista, “ma si è tutti in una piazza educativa, nella quale condividere esperienze e valori”.
Nella stesura dell’opera i ragazzi hanno compiti diversi: chi traccia i contorni, chi stende le superfici dei colori e chi si occupa delle sfumature. Lo scopo del laboratorio è realizzare opere su supporti diversi (tavoli, muri, carta) in un’atmosfera di ordine e collaborazione. L’apporto di ognuno dei ragazzi è importantissimo, la comunità didattica e sociale lavora per la realizzazione di un’opera corale, dove la condivisione è imprescindibile.
Nonostante la sua giovane età, Manu Invisible ha all’attivo una lunga esperienza come artista investito di un ruolo educativo, anche in situazioni nelle quali il disagio giovanile è maggiore, come nella scuola media di via Is Mirrionis, in cui ha tenuto dei corsi estivi di pittura e riciclo. Altra esperienza a contatto con i giovani, ha riguardato la realizzazione di pitture murali negli interni del carcere minorile di Quartucciu, a cui hanno collaborato in prima persona i detenuti della struttura.
Il suo più recente intervento artistico, accompagnato da un incisivo messaggio educativo, ha visto la realizzazione di un ritratto anamorfico di Ugo Foscolo sulla facciata dell’omonima scuola media di Cagliari, seguito da un confronto aperto con i giovani studenti per i quali ha tenuto una lezione incentrata sull’etica della street art, in contrapposizione agli atti di vandalismo sui muri delle città.
Tutto questo implica un grande lavoro relazionale con i ragazzi, che inevitabilmente influenza sia le opere commissionate da clienti privati che il percorso di ricerca concettuale. Nell’arte di Manu Invisible le esperienze di vita privata e professionale si fondono, esprimendo nel contempo la sua anima e il suo carattere.

Logo Manuinvisible.com – copyright Manu Invisible
Per il quartiere di Santa Teresa sono in via di elaborazione altri ambiziosi progetti, alla base dei quali Manu Invisible pone l’opera non come mero oggetto autoreferenziale, imposto agli abitanti da un gesto arbitrario e unidirezionale, ma come strumento di trasformazione del ruolo del fruitore, che recepisca il messaggio oltre la componente iconica e possa proiettarvi il suo personale punto di vista.
Come afferma lo storico dell’arte Ernst Gombrich nel suo testo fondamentale “Arte e illusione” [1], la capacità organizzatrice della mente umana opera in base ad una continua elaborazione attiva costantemente coadiuvata dall’intelletto e così, nell’osservare la realtà che ci circonda, la nostra percezione non si risolve in una mera registrazione passiva di dati, ma si attiva proiettando degli schemi che ci permettono di interpretare il mondo attraverso le diverse manifestazioni dell’arte.
Lino Cabras
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[1] Gombrich, Ernst H., Art and Illusion. A Study in the Psychology of Pictorial Representation, London, Phaidon press, 1960. Trad. italiana, Arte e illusione: studio sulla psicologia della rappresentazione pittorica, Torino, Einaudi, I ed. 1965, II ed. 1972
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