Se volessimo trovare una nota positiva di questa crisi economica sicuramente lo potremmo individuare nella reazione che stanno avendo molti progettisti e ricercatori nel mettere in gioco le proprie idee e risorse (umane e intellettuali) per continuare a sviluppare ricerche e progetti. E sarà forse una coincidenza ma sono proprio i progetti che mettono in discussione e sperimentano anche un nuovo ruolo dell’architetto nella città, piú a servizio della comunità e meno desiderosi di imporsi con il proprio segno-disegno, che risultano essere tra i piú interessanti e riconosciuti.
La testimonianza di questa tendenza la ritroviamo nei successi recenti degli Urban think thank a Venezia (Leone d’oro), in specifici progetti come quello diPatrizia del Monte (estonoesunsolar a Saragozza) vincitore di svariati premi e riconoscimenti in giro per l’Europa o alla menzione data alla Acampada Sol del movimento 15m nell’ultima edizione del Premio Europeo dello Spazio Pubblico.Progetti e idee che si accomunano per un approccio diverso al progetto e alla professione in cui spesso e volentieri, il disegno lascia spazio anche alla ricerca sociale e la cittadinanza accompagna il tecnico nel perseguimento di un obiettivo comune. I detrattori di questo articolo (e di questa modo di vedere il ruolo dell’architetto) opporranno evidentemente la spiegazione che si tratta di un ripiego per una carenza di committenza. Di questa obiezione volentieri anticipo la risposta: ben venga tale riciclo, se questo ci riporta finalmente in contatto con chi le nostre opere da sempre le vive (o ne paga le conseguenze).
Con le stesse premesse e la stessa attenzione verso la città e i suoi abitanti nasce il progetto spin off TaMaLaCa: laboratorio di ricerca e azione per la promozione della città dei diritti del Dipartimento di Architettura, Design, Urbanistica dell’Università di Sassari, sede di Alghero.” L’obiettivo del gruppo, composto da Francesca Arras, Elisa Ghisu, Paola Idinu e Valentina Talu, è promuovere le capacità urbane di tutti quegli abitanti che non sono pienamente “capaci” di usare la città così come attualmente è: una città i cui spazi pubblici e le cui strade sono progettati principalmente per soddisfare i desideri e dare risposta alle esigenze del tanto dominante quanto poco rappresentativo abitante-tipo adulto, maschio, sano, produttivo, benestante e automunito.
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