Il primo lavoro fotografico di importanza rilevante condotto in Sardegna è quello di Édouard Delessert: le fotografie che realizza costituiscono la parte illustrativa del diario di viaggio che intitolò “Six semaines dans l’île de Sardigne” (pubblicato nel 1855), inserendosi “in un contesto significativo della modernità, quello costituito dal rapporto tra fotografia e scrittura di viaggio”14. Le immagini avevano lo scopo di approfondire gli aspetti storico-artistici, naturalistici e ambientali dei luoghi che attraversava; come spiega la storica della fotografia Marina Miraglia, “il nuovo mezzo e le sue capacità investigative gli consentono di raggiungere e di proporre una maggiore oggettività e una più esplicita referenzialità dell’immagine rispetto a tutte le precedenti illustrazioni grafico-pittoriche tipiche della tradizione romantica del voyage pittoresque, poco aderenti alle realtà osservate”15.
Édouard Delessert, Cagliari, porta di nord-est_1854
A causa dei limiti tecnici dei mezzi fotografici di cui disponeva, caratterizzati dalla necessità di lunghissimi tempi di esposizione, Delessert non può utilizzare la fotografia per riprendere la vita delle città o gli usi e i costumi delle popolazioni rurali, ma concentra la sua attenzione sul paesaggio urbano e sui manufatti architettonici. Il fotografo-viaggiatore, nell’impostare le sue vedute, fa proprie le strategie dello sguardo messe a punto dai fotografi suoi connazionali che proprio in quegli anni portavano avanti la Mission Héliographique: le architetture riprese vengono contestualizzate nella scena urbana con sguardi sghembi e obliqui, “sottolineandone il valore storico e simbolico proponendole come esempi di una tradizione artistica di tutto rispetto e imponendole soprattutto come espressione del dominio, esercitato sull’Isola, nel corso dei secoli, dalle nazioni europee e dalle loro classi egemoni, specialmente nei centri maggiori, situati lungo la costa meridionale ed occidentale”16.
Édouard Delessert, Oristano, Torre di San Cristoforo, 1854
Le fotografie di Vittorio Besso mettono in scena un altro tipo di modernità, quella legata all’inizio delle trasformazioni nella direzione industriale dell’isola: il suo lavoro si concentra sulla fase di realizzazione delle Ferrovie Secondarie Sarde e sulla realtà di Monteponi, all’epoca considerata come punto di riferimento tra tutte le strutture minerarie della Sardegna. Avendo già realizzato una serie fotografica dedicata alle Ferrovie Economiche Biellesi, il fotografo piemontese riceve alla fine dell’Ottocento l’incarico di fotografare durante la sua realizzazione il tratto ferroviario che da Cagliari porta a Sorgono (terminato nel 1889) dagli ingegneri Alfredo Cottrau e Giovanni Marsaglia. Come fa notare Miraglia, “facendosi interprete altissimo dell’orgoglio tecnologico dei due ingegneri, Besso riprende, da punti di vista adeguati per magnificarle al massimo, le complesse costruzioni ingegneristiche e costruttive del tracciato ferroviario, documentando soprattutto l’ardito scavalcamento dei corsi d’acqua e di vallate di alcuni ponti, oppure il traforo di alcuni monti che l’orografia del territorio aveva reso quanto mai difficile”17. Faeta sottolinea come Besso, attraverso le sue fotografie, dimostri il “desiderio di svecchiamento […] condiviso da progettisti, finanziatori, maestranze, popolazioni locali, tesi verso l’affermazione di una Sardegna nuova, costruita in immagine oltre che sul territorio”18. La presenza in molte immagini degli operai, oltre che dei dirigenti, enfatizza questo spirito e sottolinea, con il rapporto di scala con i manufatti rappresentati, la grandiosità delle opere e il loro contrasto con il paesaggio incontaminato. Il tema centrale di questa serie di immagini è dunque la conquista e il dominio del territorio e ricalca quello dei fotografi americani come O’Sullivan che negli stessi anni portavano avanti le campagne fotografiche di rilevamento del West. È bene ricordare che, dopo l’apertura della Carlo Felice, la strada che unisce Cagliari e Porto Torres (realizzata tra il 1823 e il 1829), il tragitto ferroviario ripreso da Besso “rappresenta un’importante fase intermedia di valorizzazione e di conquista civile e commerciale dell’Isola che vedrà il passo successivo nelle bonifiche e nei lavori idraulici della prima metà del Novecento”19.
La campagna fotografica che il fotografo biellese dedica alla miniera di Monteponi si inserisce nello stesso clima di modernità: come aveva già fatto per i viadotti ferroviari, contestualizza le strutture minerarie nel paesaggio circostante per poi passare ad una attenta descrizione delle diverse fasi produttive e del lavoro degli operai.
Immagini tratte da www.sardegnadigitallibrary.it – Autore: Vittorio Sella, Édouard Delessert, Vittorio Besso
NOTE
14 Cfr. F. Faeta, Immagini di Sardegna. Strategie per entrare, e uscire, dalla modernità, in La fotografia in Sardegna. Lo sguardo esterno 1854-1939, p. 34
15 Cfr. M. Miraglia, Lo sguardo fotografico dell’Occidente, tra tradizione e modernità, in La fotografia in Sardegna. Lo sguardo esterno 1854-1939, p. 8
16 Ibidem, p. 8
17 Ibidem, p. 9
18 Cfr. F. Faeta, Immagini di Sardegna. Strategie per entrare, e uscire, dalla modernità, in La fotografia in Sardegna. Lo sguardo esterno 1854-1939, p. 24
19 Cfr. M. Miraglia, Lo sguardo fotografico dell’Occidente, tra tradizione e modernità, in La fotografia in Sardegna. Lo sguardo esterno 1854-1939, p. 9
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