Il Laboratorio Terzo del gruppo di artisti chiamato Moa Project ha preso vita qualche settimana fa. Prevedere la scrittura e la messa in scena di un’opera collettiva di teatro musicale. Il progetto coinvolge una decina di compositori italiani, sei interpreti, due videoartisti e un attore, che comunicano giornalmente in rete e si riuniscono fisicamente alcune volte l’anno. Le musiche saranno suonate da un piccolo ma originale gruppo di musicisti: violino (Elsa Paglietti), contrabbasso (Stefano Colombelli), clarinetto (Roberta Cassinelli), chitarra elettrica (Michele Sanna), tastiere elettroniche (Christian Cassinelli) e musica elettronica (Antonio Bonazzo). La scena sarà piuttosto essenziale. Un solo attore e mimo reciterà e compirà i movimenti scenici scanditi dal video (Lien Nollet) e dalle animazioni (Chiara Verdesca). Tra i compositori troviamo Nicoletta Andreuccetti, Antonio Bonazzo, Maura Capuzzo, Christian Cassinelli, Carlo Ciceri, Marcello Liverani, Alessandro Milia, Michele Sanna, Cesare Saldicco e Roberto Vetrano.

Al centro del lavoro si trova la libera messa in scena di un particolare rituale che si svolgeva in Sardegna in tempi antichi: l’incubazione terapeutica. Il sonno dell’incubato si prolungava per quattro o cinque giorni all’interno di un sito che probabilmente era il nuraghe, un tempio o un altro sito megalitico. Il rito aveva scopi terapeutici. Guidati da uno sciamano in questo momento di trance, gli incubati venivano probabilmente curati da ossessioni, paure e malattie della psiche. Una sorta di « reset » per lo spirito e per il corpo.

Nel lavoro del gruppo Moa, è innovativo l’approccio al luogo in cui si lavora, suona o recita. Il dialogo tra gli artisti che partecipano è piuttosto intenso. Lo spazio fisico e, soprattutto, la storia vissuta in quello spazio diventano materiali preesistenti il lavoro artistico, guidano l’aspetto della creazione, influenzano la narrazione e la drammaturgia. Il luogo in cui si suona ci preannuncia di cosa parlerà l’opera. In questo caso, attraverso i mezzi tecnologici, le riprese filmiche, il montaggio e la manipolazione del video, possiamo «camminare» negli spazi dove tremila anni fa un incubato probabilmente giaceva realmente durante il suo trance terapeutico. Attraverso la musica elettronica, e naturalmente quella suonata dai musicisti in scena, possiamo rievocare le fasi di quel sogno, incubo o allucinazione cercando di far emergere gli stadi mentali, i passaggi che l’incubato viveva dalla sua condizione di malessere al reset finale e liberatorio. Forse questo reset rappresentava una rinascita: un ritorno a una realtà positiva. Al sonno segue il risveglio, perciò al periodo di riposo prolungato in uno stato di sospensione della coscienza e delle funzioni del corpo succede il ritorno ad uno stato di cognizione e consapevolezza. Le visioni, le allucinazioni e i sogni dell’attore sono, probabilmente, anche metafora della confusione dell’individuo, o della collettività, che spesso attraversa periodi di incoscienza e stagnazione spirituale.

Il gruppo Moa è attivo dal 2010 e ha un manifesto «etico» piuttosto che estetico. Alla base del movimento, che si definisce un gruppo di pensiero e di ricerca artistica e musicale, ci sono una serie di principi condivisi di «comportamento» artistico e non soltanto dei principi estetici comuni. I progetti del Moa scaturiscono da una riflessione collettiva e non dalla somma dei lavori individuali. Inoltre, è determinante il dialogo con il più importante partecipante al progetto: lo spazio intorno agli artisti. Questo spazio fisico è saturo di tracce della vita nel passato ma anche quella che si sta  svolgendo. In questo senso, l’artista si mette in ascolto nello/dello spazio. In altre parole, il luogo può essere una cassa di risonanza per il pensiero dell’artista, perché è nello spazio fisico che risuona la musica, la parola del recitante o viene proiettato un video; inoltre il luogo può essere considerato anche una struttura primordiale dell’opera artistica.

Durante altri laboratori, il gruppo ha lavorato in luoghi particolari come il Monastero di Vallaspra in Abruzzo (Laboratorio Primo, Monadica, 2010) e nella Miniera Rosas di Narcao in Sardegna (Laboratorio Secondo, L’Urlo della Terra, 2011). Durante il Laboratorio Terzo si svolgeranno delle «incursioni» degli artisti nello spazio reale, ossia i siti archeologici in Sardegna, dove presumibilmente si svolgevano questi rituali arcaici, poi l’opera verrà creata in autunno del 2013, prima al Teatro di Siurgus Donigala e poi in occasione del Festival SpazioMusica a Cagliari.  Nel corso del 2014, in una seconda fase del progetto, gli artisti cercheranno di rendere itinerante l’opera in Europa.

 

Alessandro Milia

 

Aprile 2013

 

http://www.moa-project.com/index.htm