Lunedì primo ottobre inizieranno le lezioni di gran parte dei nostri corsi (tutti tranne la laurea Magistrale in Pianificazione che comincerà il giorno otto).Ancora una volta dovremo chiedere dei sacrifici ai nostri studenti (e non solo a loro): gli spazi che abbiamo a disposizione sono di gran lunga insufficienti per le nostre esigenze didattiche e lavorative (solo grazie alla disponibilità del dirigente e dei colleghi del Liceo abbiamo in tempo, all’Artistico, gli spazi minimi per esistere). Non credo sia giusto e sensato che per tanti anni si sia costretti a stiparci in spazi inadeguati, senza riscaldamento, senza condizionamento.Ringrazio gli studenti e i colleghi perché, nonostante tutto, si impegnano e ottengono grandi risultati (da quattro anni sul podio e con una tripla A, unica Facoltà del Sud; tanti concorsi vinti dagli studenti e laureati, docenti prestigiosi da tutto il mondo; un’attività di ricerca ricca e articolata); il loro disagio è anche un mio disagio; credo che siamo davvero al limite.
Eppure ci sarebbero, ci sono, prospettive interessanti ed entusiasmanti: molti docenti che vogliono unirsi al nostro Dipartimento, tante richieste di iscrizione per le nostre Lauree, anche dal Continente, tre Master internazionali in partenza, la prospettiva concreta della costruzione di una struttura di raccordo internazionale (già abbiamo due lauree congiunte con altri Paesi europei), decine di accordi con Comuni ed Enti locali, decine di Erasmus in entrata, molte decine di stage e tirocini in tutto il mondo. Ma la canzone è sempre quella: è in grado (e lo vuole?) questo territorio, questa città, questa Regione, questo Ateneo di mettere in condizione una sede staccata (una sede staccata, una sede staccata, una sede staccata) di disporre delle condizioni minime per ben operare? Non disconosco gli sforzi che l’Ateneo sta facendo e ringrazio il Magnifico Rettore e il Direttore Generale per il moltissimo che stanno facendo per noi, ma – come è evidente – non basta. Ripeto ci sono delle splendide prospettive per fare di AAA una Scuola di qualità. Per rendere AAA allo stesso tempo internazionale e capace di essere al servizio della città e del territorio. Ne parlerò venerdì 12 alle 11 in una conferenza stampa. Vorremmo, vogliamo, che la nostra Scuola sia ancora e sempre ad Alghero, ma se non è possibile ben venga AAS o AAPT.
Intanto a studentesse e studenti e a colleghe e colleghi auguro un buon anno accademico.
Ricco, interessante, divertente, creativo e utile.
Mi permetto di aggiungere tre brevi considerazioni.
Noi non ci sentiamo migliori di altri e neppure in competizione. In particolare vogliamo collaborare con tutti i Dipartimenti dell’Ateneo e con il Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Architettura di Cagliari; ai colleghi di Cagliari ci sentiamo molto vicini e abbiamo un comune sentire su molte questioni; dobbiamo trovare occasioni per lavorare insieme per rafforzare la qualità della formazione e dell’educazione nella nostra terra. Lo faremo.
Noi, come sede staccata (non riconosciuta) non vogliamo contrapporci alle altre sedi staccate (riconosciute) di Olbia, Oristano e Nuoro; non spetta a me (non ho conoscenze sufficienti) stabilire quale deve essere l’assetto della cosiddetta “Università diffusa” in Sardegna, anche se penso che sia importante che centri e attività di alta formazione (non c’è solo l’università e nell’università non ci sono solo le attività didattiche dei corsi di laurea) possano e debbano – con saggezza e con progetti di qualità – essere distribuiti nel territorio; sarebbe un dibattito da fare. Per cui io sono molto solidale con i colleghi di Nuoro a cui non è stato erogato il contributo promesso.
Noi riteniamo che in questi anni abbiamo fatto molte cose molto positive; realizzare una Scuola di qualità, aperta al mondo, innovativa, in una sede staccata, senza strutture adeguate è stato uno sforzo enorme, il cui merito è di tutta la nostra comunità, con una menzione particolare al collega Maciocco, senza le cui capacità visionarie tutto questo non sarebbe stato possibile. AAA ha bisogno di spazi, di personale, di strutture di finanziamenti: Alghero, la provincia di Sassari, la Sardegna, l’Ateneo devono decidere se possono e vogliono permettersi che AAA esista; non vivacchiare, ma esistere senza un briciolo di minore qualità, anzi con (almeno) un briciolo di qualità maggiore. AAA costerebbe, ma costerebbe relativamente poco, non più di altre attività e sedi; credo che quel che ha prodotto e potrebbe produrre abbia compensato e possa più che compensare questo costo. Possiamo ragionarci?
http://direttoreaaa.blogspot.ch/
Francesco Indovina
ottobre 10
Io credo che la sede “staccata” di Alghero, per quanto riguarda l’Urbanistica, ha le potenzialità per diventare uno dei centri di ricerca e di studio più importanti del paese e dell’Europa. Sarebbe lungo motivare questo convincimento, ma cinque anni di esperienza diretta mi hanno convinto di questo. E questo non ostante le difficoltà logistiche che contraddice la sua collocazione centrale, geograficamente, nel mediterraneo.
Non è solo qualità dei docenti, certo, non è solo la qualità degli studenti, spesso “grezzi” ma insaziabili di esperienze e di conoscenza, ma è il clima che si respira. Non parlo del mare, bellissimo, non parlo del sole, del vento e della luna, ma mi riferisco ad una atmosfera “costruttiva”. Ci si lamenta spesso, ma io sento una forte energia. Tutti fanno più del dovuto, tutti sono impegnati in modo creativo. Consapevolmente o meno, si ha la sensazione di partecipare ad una impresa, una esplorazione delle forze di ciascuno per una scoperta collettiva.
Tempi magri? si lo sanno tutti, ma sarebbe un errore farsi condizionare dalla ristrettezza della borsa, vale la pena di osare di più. F.I.