La proposta si basa sul ripensamento della Fiera come ‘Quartiere’, ovvero una parte della città in mutuo scambio con le altre aree urbane. Ciò è valido a diverse scale, vista la peculiarità dell’istituzione Fiera come ente di richiamo per lo meno regionale situato in una area particolarmente di pregio della città. La Fiera, dunque, è stata trattata come una questione urbana.
La ri-definizione del ruolo della Fiera all’interno del tessuto urbano non persegue, tuttavia, un semplice desiderio di totale continuità e permeabilità. Tra le parti o quartieri di una città esiste infatti una gerarchia e una differenziazione che hanno ripercussioni a livello spaziale. Con ciò ci si riferisce al fatto che una città è da sempre costituita da parti pubblicamente accessibili e parti più impermeabili e di maggiore privacy. Ammettiamo pertanto la necessità di aree recintate e di accesso totalmente controllato.
Se il recinto è l’elemento che regola il rapporto con la città, il nostro progetto mette in discussione la necessità di considerarlo un oggetto fisso nel tempo. Da qui la proposta di definire un ‘recinto sezionabile’ che permetta di pensare la Fiera come un’istituzione modulabile nel tempo e nello spazio in funzione dell’entità degli eventi che ospita.
A quella che abbiamo definito ‘sfida al recinto’ si aggiunge poi una seconda componente della strategia proposta: il ripensamento del ‘programma’. Pensare la Fiera quale luogo di scambio in senso ampio significa andare oltre la sua funzione di commercializzazione di prodotti e vederla come possibile luogo di incontro tra funzioni diverse (didattica, attività conferenzistica, sport) che vanno dunque a complicare ‘l’uso fiera’, aumentando le funzioni ad uso quotidiano. In tal modo si vuole evitare i lunghi momenti di stasi attualmente dovuti all’uso stagionale dei padiglioni della fiera, rendendola perciò un quartiere partecipe della quotidianità degli eventi urbani.
Infine, da un punto di vista spaziale il ripensamento del programma e del recinto si materializzano in una scomposizione del quartiere fieristico in isolati ciascuno dei quali ospita una funzione prevalente che è però sempre messa in relazione con una porzione pubblicamente accessibile a prescindere dalla manifestazione in atto. Ogni isolato è diverso per ciò che riguarda il rapporto costruito/vuoto così come diverso è il proprio modo di regolare il proprio recinto.
La definizione degli isolati è permessa da un diagramma base costituito da un corridoio e da dei percorsi trasversali che nascono dal prolungamento della maglia urbana a nord della fiera. Si stabiliscono così, contemporaneamente delle linee guida per la conformazione spaziale della proposta, nonché delle possibili direzioni di sviluppo futuro (verso il mare così come longitudinalmente lungo il corridoio).
Il corridoio, in particolare, è un elemento primario nella gerarchia organizzativa della proposta, unendo diverse scale. Si struttura nella sua interezza attraverso una serie di ancore catalizzatrici, interne od esterne al lotto della fiera. All’interno del lotto della Fiera rimane un percorso pubblicamente accessibile ma percepibile come esclusivo del sistema Fiera. E’ pensato quindi come una ‘promenade’ pedonale, in una successione spaziale di superfici verticali perpendicolari o parallele al percorso, più o meno permeabili e porose; di volumi chiusi da aggirare; di piani orizzontali a quote diverse; di slarghi in lieve pendenza o in piano. Tale successione spaziale è quindi generata dall’ articolazione complessa della membrana perimetrale del corridoio, secondo principi di porosità, permeabilità e trasparenza spaziale. Ciò ci porta ad immaginare una serie interessante di contemporanee attività che si consumano all’interno del corridoio o negli spazi che lo intersecano, all’interno degli edifici adiacenti o all’aperto.
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